Quando guardi una foglia che vola nel vento, fermati ad osservarla.
Cosa riesci ad osservare?
L’allievo solitamente risponde: “una foglia appassita, maestro”.
E poi?
I più attenti mi dicono: ”una foglia appassita marrone con delle venature.”
Sei sicuro?
I più proseguono con: ”una foglia appassita marrone con venature scure piegata a forma di ovale”
Io dico: osserva il percorso che traccia nell’aria la foglia. Osserva il tragitto che compie, osserva il suo movimento che traccia senza giudicarlo.
Quando ti stacchi dal vedere l’oggetto osservato e guardi l’insieme inizi a vedere la bellezza intrinseca in ogni parte dove volgi lo sguardo.
Quando il tuo focus è sull’oggetto manifesto, osservi solo una minima parte di esso e rischi di perderti la manifestazione.
Spostando lo sguardo ti accorgi dell’armonia del percorso passato e della naturalezza dell’avanzare della vita e come siano realmente una cosa sola. Quel tracciato nell’aria anche se non lo vedi rimane come particelle latenti, come un pulviscolo persistente e non distinguibile.
Questo lento rilascio avviene in ogni istante.
Cosa pensi succederà quando il tuo naso passerà in quell’aria attraversata dalla foglia?
Parte di quella foglia entrerà in te, parte della sua manifestazione sarà manifestata in te.
Tu sarai lei. Tu sarai la foglia.
Sei hai giudicato nel tragitto il ruolo insignificante della foglia, sarai insignificante perché tu sei la foglia. Se hai giudicato luminoso e ispirante il tragitto della foglia, tu sarai luminoso, tu sarai ispirante.
Smetti di concentrare le tue energie sulla divisione. Spostando l’attenzione sull’unione comprenderai veramente i fili che ti collegano, e conoscerai finalmente la verità.
La legge spirituale del dualismo ha permesso che tu separassi gli oggetti che fanno parte di te per osservarli al meglio.
Quando sono sufficientemente lontani puoi osservarli fino a quando non comprendi che quell’oggetto osservato che hai fatto soffrire, eri tu e quando lo comprendi lo tiri verso di te e questo ti porta lentamente a smettere di sentire sofferenza.
Perché quella sofferenza deriva dalla mancanza, ovvero dalla tua inconsapevolezza e solitudine che senti nell’esserti privato di quella parte di te per tanto tempo.
Comprenderai che il dolore, l’insoddisfazione dipende dal tuo grado di separazione dalla realtà intorno e cesserà quando smetterai di combatterla, accettandola così com’è fatta. Osserva la tua mano, guardala, la stai accettando perchè è tua ed è più semplice farlo.
Ora guarda il motivo della sofferenza, quello su cui punti il dito. Accettalo come la tua mano, è inutile torturarla ti faresti solo del male. Lasciagli fare il suo movimento e ne acquisirai l’essenza, il dolore inizierà per te ad essere più lieve perché tramite l’oggetto della sofferenza tu avrai fatto esperienza, nel capire ed accettarlo come una parte di te che non puoi rifiutare. Malgrado lo nascondi, malgrado pensi che non ti appartenga è qualcosa che fa parte della tua armonia che bilancia il suo contrapposto duale e finché non la accetti, ci sarà in te un perenne sbilanciamento come un albero pendente, fino a che non troverà supporto anche grazie a quella parte che ora giudichi disdicevole, vedrai che aiuterà il fusto ad essere finalmente eretto.
Più ti sposti sull’unione, sul capire l’eterna connessione che muove la realtà più sentirai la presenza tangibile di un’energia universale che ci compone.
Sentirai appartenenza a qualcosa di più grande. Sarai più sereno perché il combattimento non ha più motivo di esserci perché hai riconosciuto gli altri oggetti per quanto tali e non ha senso combatterli.
Ora ti ripeto la domanda: cosa vedi in quella foglia?
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Insegno, divulgo, viaggio e amo il silenzio e la meditazione.
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